La Lipu scende in campo a fianco dei Carabinieri per combattere il fenomeno del bracconaggio che, in questo periodo, colpisce i rapaci di passo sullo stretto di Messina.
Proteggere decine di migliaia di rapaci, soprattutto falchi pecchiaioli, che in questi giorni hanno iniziato ad attraversare la Sicilia e lo stretto di Messina per risalire la penisola e riprodursi nel resto dell’Italia e nel continente europeo.
E’ l’obiettivo che la Lipu-BirdLife Italia si pone con il nuovo campo antibracconaggio che partirà sabato 24 aprile per concludersi l’ 8 maggio, e che si svolgerà a supporto dell’Operazione Adorno dei Carabinieri forestali.
Il campo antibracconaggio, che si avvale del supporto del progetto Flight for survival e della Fondazione Mava, vigilerà sulle aree di migrazione della sponda calabrese dello stretto di Messina, uno dei sette “black spot” del bracconaggio in Italia individuato all’interno del Piano nazionale antibracconaggio.
I volontari della Lipu opereranno sul territorio in collaborazione coi Carabinieri forestali impegnati nell’Operazione Adorno e con il Coordinamento operativo locale gestito dal Gruppo Carabinieri forestali di Reggio Calabria: coste, valli interne e centri urbani verranno sorvegliati per prevenire e segnalare i reati contro la fauna selvatica e in particolare i rapaci migratori e il falco pecchiaiolo, oggetto in particolare di un bracconaggio feroce quanto insensato.
Lo stretto di Messina è tra i tre più importanti corridoi europei per la migrazione degli uccelli. Ogni anno sono circa 30mila i rapaci che lo percorrono, provenienti dall’Africa e diretti verso i luoghi di nidificazione in Italia o nel resto d’Europa, tra cui, oltre il falco pecchiaiolo (la specie più numerosa) soprattutto nibbio bruno e falco di palude. Proprio perché importante per la migrazione, però, lo Stretto di Messina resta un luogo pericoloso per gli uccelli che lo attraversano: ancora oggi si verificano episodi di bracconaggio che, pur ridotto rispetto al passato, rappresentano sempre una grave minaccia per la sicurezza dei migratori.
“Gli episodi bracconaggio si sono ridotti rispetto agli anni Ottanta grazie ai campi antibracconaggio e a un profondo cambiamento culturale, tuttora in atto nelle popolazioni locali – dichiara Giovanni Albarella, coordinatore del campo della Lipu – Dobbiamo però continuare ad essere presenti, noi come le forze dell’ordine, che ringraziamo, perché nessuna conquista culturale, pur così grande come quella raggiunta, può essere data per scontata e perché le voglie di illegalità e i crimini sugli uccelli migratori non mancano mai”.